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Il retail moda attacca la moda: “Se ne frega del dettaglio”

Renato Borghi è stato confermato per altri cinque anni a capo di Federazione Moda Italia, l’associazione dei fashion retailer aderente a Confcommercio. La nomina è avvenuta ieri per acclamazione nel corso dell’assemblea nazionale che si è tenuta a Bologna, nella sede della locale Confcommercio.

“Abbiamo un futuro. A testimoniarlo è da un lato la crisi dei department store e dall’altro la riscoperta del negozio vicinale, che offre molte marche per ognuno e non una marca per tutti. La nostra è una distribuzione democratica”, ha affermato Borghi nella sua relazione, durante la quale ha elencato i punti del programma per il nuovo quinquennio di presidenza. I temi cruciali sono la formazione specialistica da attuare attraverso una Fashion Digital Academy, l’innovazione e la costituzione di reti d’impresa. Su quest’ultimo punto, Borghi si è soffermato facendo emergere un elemento di contrasto tra commercianti e produttori.

“Dobbiamo metterci assieme, costruendo reti di impresa e consorzi di acquisto, perché da soli siamo troppo deboli. I produttori se ne fregano, fanno gli outlet, delocalizzano il 90% della produzione e questa è la vera truffa del made in Italy”. Borghi ha inoltre proposto il lancio della giornata nazionale di valorizzazione del dettaglio indipendente e delle piccole imprese, sul modello dello Small Business Saturday statunitense, e auspicato che sia introdotta la web tax “per un miglior equilibrio concorrenziale”.

Il presidente rieletto ha infine rivendicato il successo ottenuto a livello politico con l’approvazione del decreto legislativo del 10 novembre che imputa a produttori e importatori la responsabilità del falso dichiarato in etichetta, esentando i commercianti e fissando sanzioni fino a 20 mila euro in caso di violazioni. “Un successo sindacale importante, che riequilibra in parte l’eccessiva tutela della produzione rispetto alla distribuzione. Siamo riusciti a far capire che non si deve sempre colpire il più debole”.

I dati presentati da Federazione Moda Italia evidenziano nel primo semestre un nuovo calo del numero di imprese commerciali fashion nel territorio nazionale: sono 1.575 le attività dismesse, pari a una riduzione percentuale dell’1,3% e per un totale di 122.597 ditte. Dal 2012 a oggi sono oltre 18 mila le aziende che hanno dovuto chiudere i battenti. Intanto però, secondo l’osservatorio acquisti di CartaSi, il trend dei consumi nel mondo fashion calcolato sulla base dei pagamenti con carta di credito è in ripresa su cinque dei primi nove mesi dell’anno, con un autentico boom dei consumi durante settembre quando il differenziale anno su anno ha virato in positivo del 16,5% con crescite a doppia cifra per tutte le principali categorie merceologiche.

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