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EY: tutte le sfumature del lusso e il loro futuro. Nel 2020 godono premium, entry luxury e scarpe

Il problema, se si vuole, sta nelle definizioni. Non bastava più parlare di lusso: è nato il premium. Non bastava più parlare di premium: è arrivato anche l’entry luxury. E quel che pare evidente è che questa suddivisione si basa, troppo spesso, più su una questione di prezzo che su una reale e (più o meno) eccellente qualità del prodotto. Così EY, nuova identità dell’analista Ernst&Young, propone (nella settima edizione del report “The luxury and cosmetics financial factbook”) una ulteriore suddivisione dei segmenti del lusso, spiegando che sarà la calzatura quella che beneficerà di maggiori prospettive di crescita da qui al 2020: +11% nella fascia altissima, + 7% sia nel premium che nell’entry luxury. Secondo EY, nel 2016 l’high end lusso ha incassato nel mondo 318 miliardi di euro, valore che fino al 2020 dovrebbe godere di un tasso di crescita pari al 3,4% annuo. Il vero sprint, però, lo farà il segmento premium, 100 miliardi di euro nel 2016, 127 miliardi previsti nel 2020, per una crescita del 6% annuo. Si tratta di un ribaltamento: nel periodo 2009/2012 il lusso piazzò il +11,7% all’anno, mentre il premium si fermò al 5,2%. A trainare la performance del premium, secondo EY, saranno: i consumi della middle cinese (+7% fino al 2020), gli aumenti di prezzi dell’hard luxury (che allontaneranno alcuni clienti), la tendenza a mixare stili e fasce di prodotto dei Millennials (che abbinano una borsa di Gucci con una t-shirt di H&M), il consolidamento della “casualization” (a partire dal successo endemico della sneaker).

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