GQ-Italia-Logo

di Cristina D’Antonio

Moda su misura: e se provassimo il 4D?

Su GQ febbraio ti raccontiamo come stilisti e aziende si preparano al grande salto della realtà virtuale. Direttamente in “odorama”

Dustin Yellin, l’uomo che imprigiona i suoi collage in lastre di vetro nella factory di Red Hook, a Brooklyn, lo fa già: sollecita la propria fantasia con strumenti fuori dall’ordinario. È uno dei nomi coinvolti da Google nel progetto Tilt Brush, il “pennello” per creare arte in un ambiente virtuale, scrive il New York Times. Si tratta di strumenti formidabili, se messi in mano ai creativi: che uso ne fa, allora, chi disegna e produce moda?

«È un bel tema, che al momento coinvolge soprattutto i settori del marketing e del retail, impegnati a creare dei mondi di fantasia intorno a un marchio, specie ai fini della personalizzazione di un capo», dice Maks Fus-Mickiewicz, giornalista, esperto di trend al The Future Laboratory di Londra. Che cita uno degli ultimi casi: «Nicola Formichetti e Okgrl (la piattaforma digitale che sta mixando il magazine femminile alla cultura Tumblr, ndr) hanno creato con Google Cardboard uno shooting di moda con i capi di Nicopanda: se hai addosso un visore VR puoi approfondire l’esperienza, fino all’acquisto nell’e-shop».

Anna Lottersberger, a capo del Fashion Cluster della Domus Academy di Milano, parla invece del progetto della Else Corp di Andrey Golub (che è anche lettore associato della Academy), «destinato alla vendita di scarpe su misura. Con la scansione del piede del cliente sarà possibile personalizzare la taglia, ma anche il design: le informazioni raccolte vengono poi trasferite alla produzione, che può gestire l’ordine in maniera automatica». «Customizzare è un verbo che i brand cominciano a usare in modo diverso», nota Fus-Mickiewicz. «È interessante, perché lo tirano in ballo in una comunicazione più giocosa, offrendo ai consumatori un coinvolgimento emotivo.

Leggi l’intero articolo su GQ ITALIA- Febbraio 2017